16 dicembre, 2010

Con_TEMPO_errAnea_MENTE

Nel fondo dell'occhio un divario sentire, rumori dei gatti,  alcunché da dire...
Che ritmo ho in testa? Le frasi son corte: che sono senari?
Cos'è che mi manca? Dove vado a sondare? per poter sì far che
ritorni a destare... I gatti vogliono uscire e io mi scordo di loro
e sto  legata a questo belare... dell' animo cavo...




Com'è semplice a volte porgersi al gioco
e tornare a vibrare antichi sistemi...
In endecasillabi, cado nel canto
intorno i gatti ormai giocano in tondo

Libere van le parole a sondare
cosa si può ancora dire in mattinate
di sole e silenzio, Kikì che mi guarda
Miù Miù che mi guarda e Muriel mi impasta

Dire forse che un tempo aveano più tempo?
(dodecasillabo incombe, mi scuso)
ma un tempo i poeti aveano più tempo
anche per conti e contini da fare
senza sbagliare mai metriche strane

Il ritmo oggi è più Rap, sincopi a parte
diritto dell'Arte? seguaci a p'Arte!
abbiamo già dato, abbiamo già perso

non più tempo per giochi poetici
si va tutti dritti per liste di spesa
Market, Discount, al Mercato dell'Arte

Non c'è più tempo a fermarsi su un punto
non più tempo al respiro? ad un Mantra?
a discipline di metriche varie
al regredire di un attimo spurio

Non c'è più tempo a che il tempo si fermi
non lo si può acchiappar più per la coda
non più è tempo per  la coda di un gatto
musetti di fame, vibrisse nietzchiane

Odo il ronfare dell'ora che stanzia
remoto incedere immoto, il silenzio
invade il respiro, si ammanta al sole
sul manto di Miù disteso in eterno

che immoto  guarda al di là del vedere
oltre il suo vetro_cielo di gabbia
non sembra avvilito è Re dell'attesa
come Regina è Kikì sul mio grembo
fa da bracciolo al mio polso con penna
la odora, la studia, l'addenta
sleccazza la mano
zampetta un mio dito
ronfetta beata ad ogni a capo
che faccio
al di qua delle entrate ed uscite
ad ogni capoverso di angolo pigro
ogni rigo che incombe
rovinandomi il ritmo

Mancava ora pure un messaggio!
Il mondo riaffaccia sullo snellire del canto
la mattina si smuove
rumore frenetico d'avviso di scarica al cell
Muriel mi guarda col suo sguardo aranciato


Sestu, 8 Dicembre 2010






Sentire come un poeta (si) sente non è certamente risentir_si di ciò che scrive un poeta.
Sa, il poeta, che la mente è in un mondo che sfalda "al di qua delle entrate ed uscite/
ad ogni capoverso di angolo pigro/ ogni rigo che incombe", sensibile a tutto risente semmai
di non provare più niente, di non sentire gli agguati al suo "animo cavo".
Spaura di esistere senza, non avendo mai paura di morte che vive, ri_sente solo di vita che muore, d'animo andato a finire in pozzetto, di lagne di umani sempre pronti a ferire
perché mai pronti a morire... Sono i poeti dall'animo rotto, cavo, schiodato dall'asse in cui fu crocifisso a suo tempo, crocifisso al dovere, s'intenda. Al dovere di esistere da un' altra parte
d'Altrove.
Poeti come cristalli, cavalli, coralli, a bocconi dell'animo, briciole ignare del tutto a venire.
Suscettibili intorno lo richiamano all'ordine, al fare, alle lauree da prendere, ai libri da pubblicare.
Ai soldi da pagare. Come tutti, così come tutti san fare.
Anzi così come 'Così fan tutti'.
Tutti lì a pubblicare.
A Editare.
Tutti ormai padroni di essere tali. Tutti poeti. L'Arte è di tutti. Tutto è normale.
Unici pazzi, quei folli nel loro strenuo fare/essere diversi dal (troppo) normale, fatti decantare
a dovere, s_fermentalizzati già in fase prepuberale, impediti al procedere lungo la via libera
del proprio andare, custoditi e ammaestrati a dovere. O almeno si tenta di farlo.
Ribellioni non ammesse. Caratteriali effervescenze messe a tacere. Creatività in fermento? Punita se non nelle ore ammesse.. Chiamansi: ricreazione. Non si può, non si deve mai  provocare, nuocere al mondo! ribellarsi al potere!

Con l'animo in piega, stirato per bene,  i "diversi" ,  i più creativi degli altri (che sembra debbano esserlo solo per gareggiare in piena democrazia a quell'olimpiade d'Arti quotidiana) possono far finta di mischiarsi tra gli altri, abbozzare, sopportare critiche, soffrirne senza mai ben capire com'è che  non si è ancora capito che si è per forza e natura diversi dagli altri... Non "strani". Diversi. Cos'è che fa vedere strani, i diversi? Mentre c'è una corsa di tanti strani normali a non essere considerati uguali??
Mah!

Insomma sembra che alcuni diversi in vita non siano sopportati. A tanti poeti, artisti è capitato. Diversi da quei nemici che tengono in odio chi uguale non sia. All'odio spesso non si può offrire né guance né perdono. Fino a che ci  si è trovati altrettanto costretti ad odiare, mai però sentendosi uguali.
E sembra che l' odio  dell'Arte (vedi tanti casi della Storia) riesca a ferire più di certo odio a cartavetro di invidie o presunzioni di esseri più normali. Di solito questi ultimi solo molto suscettibili. Mai sensibili.
 A un certo tipo di tradimenti della vita,  anche fossero del tipo me-ne fotto-di-te, un  poeta non può sopravvivere senza colpo ferire. C'è chi però si è fatto anche del tutto annientare..
Sempre questioni di sensibilità  che a volte porta al suicidio.
Spesso quando non viene capita, compresa, rispettata.
E a proposito di sensibilità di poeti ora mi viene in mente Charles Baudelaire, non ricordo più il titolo della poesia, quando parla della "madre del poeta" che doveva avere covato  in grembo  non so più quali serpi per avere generato  un figlio poeta.
Non ricordo, l'ho letta in lingua originale. Una delle prime poesie altrui che mi colpirono a fondo.

 Poeti, Artisti senza Capi né codazzi dietro (a mo' di leader di successo di solito preconfezionati a dovere), cani sciolti senza vero amore né per la poesia né per l'arte in genere, per tutto ciò che almeno sembra che debba essere Arte.
Visti indivisibili come mazzi di spine, uno ad uno presi con le pinze (mai con i guanti), presi e lasciati come essere persi, falliti sul nascere, al di fuori dal normale vanto di chi partecipa vita natural durante al circo equestre social-culturale...
Ma non doveva essere Cultura ad insegnare cosa non è Cultura??
I sensi accesi, perlustrati a dovere come fili scoperti di un abat-jour d'epoca da restaurare. Qualcuno ci ha lasciato le penne per questo troppo amore alla vita. Altri ci hanno lasciato poesie da manicomi di crimini vari. Altri ci hanno lasciato il cervello nel  microonde di elettro shock. Il resto, i più solitari e attenti a non bruciarsi invano le penne (è il caso di dire), si son tenuti ai margini di derive possibili, probabili quanto facili e a rischio, quanto appena nascoste dietro agli angoli di ogni loro mossa incauta, in famiglia, in società, in coppia. I non_ (ancora) compresi.

Quelli derisi come tali. Non apertamente. Alle spalle, di solito. Infatti c'è qualcosa in loro che nonostante tutto incute uno strano rispetto: cos'è, paura?
Già. Le reazioni di alcuni poeti o artisti incompresi sono temibili, come la Storia riporta.
Chissà mai quali potrebbero essere! Son così creativi!!!
La curiosità avanza. Striscia. Li  si provoca con battute, con rimproveri, con steccate, non troppo apertamente. Addirittura con l'indifferenza. Si è capito "culturalmente" che ferisce. Lo si calunnia, spesso. Sempre se lo si invidia, di solito. Lo si dà a voce alta per fallito.
I 'vincenti' sono d'altra pasta. Seguono le strade asfaltate. Hanno chi, all'imbocco delle autostrade  gli passa sotto banco il cucchiaino.

All' adrenalinico senso di fuga  a tanto marcio che invade la vita capita spesso, a qualcuno di loro,  un bell'incazzo in un bar per un gradasso o potente di turno di troppo,   un alterco in un market per un offerta ad imbroglio, un richiamo alla vita in piena messa commemore tra gli stanchi religiosamente scaduti in conserve bigotte...
Tutte reazioni vitali. Passerebbero da eroi se passassero i video in Youtube.
Esempi viventi messi di solito al bando come scomodi ingombri.
Se non si fa gruppo, che di solito i poeti o gli artisti di questo tipo non fanno, non c'è per loro via di scampo.
Se anche sono capiti, non sono compresi.
Loro che son già fuori da sempre dal mondo ordinato di leggi famiglia, di costumi sociali... che sarebbero lì ancora in vita per avere il tempo di cambiarli, sono, in giovane età ancora
e solo figli dei padri, le madri ancora più ignare di aver partorito dei mostri.

Charles, tu che hai roso le sgorbie degli animi infetti
tu che hai smembrato le morti
frustato le onde di mari meschini
i flaccidi miasmi sedotti
mar_scialuppato fantasmi alla riva
maledetto ansimi al pane, alla fame
di male_ridette frasi a morire
perché non hai mai deriso anche me?
che ero ancora aldilà da venire...

Tu Vladimir che ancheggi ancora
sui miei candelabri goccianti
animi che ormai sono solo bandiere

e tu P.P.P che stracci ancora per Bologna i tuoi rimasugli scenici

e tu Antonin ancora tra i profumi di merda, di morte, di sperma,
di topo, di autori e signore, di cappello che in ogni testa che legge, rimane...

e tu Munch, e tu, e tu... Carmelo, e tu Chissà Chi?

e Tu=Io che mi par di capire
siamo solo anime antiche, povere chicche rimaste alla condivisione di strazi
chi siamo? aldilà della morte, ignari come siamo di vita
sempre in quell'altrove di mondo a fare solo ciò che ormai per altri è solo cassetta,
a fare ancora (ancora??) Poesia...

___________Gli altri, i poeti altri, artisti compresi, quelli da tutti più o meno amati almeno in rispetto di quel loro fare un po' strano, confezionato a dovere su falsa riga di kultur/seriale, sono impegnati sempre nelle liste di attesa. Affianco al telefono che chiami a conferme a dei si di richieste, a contratti, a premi e coppette...
Gli editori, i galleristi  son stanchi di nomi e cognomi, di chiocciole e mail, di siti e di critici di retoriche andanti.
Di andare a pescare il pollo al momento, l'autore ad invito
la stampa a pagare, il successo sicuro, a riempire botteghe, le fiere, i giornali e i vari media nostrani.
I poeti altri e quegli altri, quelli più bravi, i più dediti all'uso_mestiere,  stampano catene di libri su libri  mostre a bombardamento, si aggiornano, si fan sempre più attuali (?) si indebitano a vita la mente, si odiano o sopportano o per convenienza si amano e cercano, son sempre più uguali, si fan sempre più cari, si inventano folli e se non basta un po' pazzi, provocatori già off, per alcuni, ma  in finalmente  almeno per masse nostrane.
E se anche si sa che è così, lo si tace in mutuo conveniente consenso. Intanto il sacrificio c'è stato. Un vero artista poeta da qualche altra parte è già pronto a scontare come sempre, per gli altri. Poeti artisti e company,  vari altri che han da campare.

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AFORISMI del MESE di un giorno di un ANNO in eterno vagare:
________________________Aforismi di quest'oggi



Cogliere l'attimo, per passare per colti, rispettati alla grande:  basta oggi una laurea o ripassare al passino gli scritti di Grandi, scopiazzare destini di stile mai avuti, parlar poco e uccidere gli altri che mai scopiazzerebbero non dico lui ma nemmeno se stessi.

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Grandi si nasce. Piccoli si diventa.

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Come può apparire piccolo chi scopiazza chi è grande. Ma come può essere misero chi, piccolo... fa solo finta di essere un grande.

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Chi Grande lo è sa bene di esserlo. Non ha bisogno di dirlo
ma solo capire  come è perché dal suo gran soggettivo osservare
si arriva ben presto all'oggettivo intendere..
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Un aforisma nasce solo quando si è  sedimentato ciò che non hai più bisogno di capire. Perché scriverci un libro? Basta una frase.

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Amo Nietzche e per lui anche tutti i filistei della cultura. (Così almeno non dovrò pentirmi come fece lui che li detestava).

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Magari si intendesse cosa fa di un amico un nemico!
Non potrai mai più spiegarlo nemmeno a te stesso. Infatti più che non a lui,  non credi a te stesso: com'è che eri tu ad essergli amico?

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8 Dicembre 2010

4 commenti:

Anonimo ha detto...

In certi punti mi sembrava di leggere una satira di Salvator Rosa.
Grande animo.

JlZAlN0

Dioydea ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Dioydea ha detto...

Interessante Jiz
:)
sono andata al volo a spulciare le Satire di Salvator Rosa in Google (che per fortuna esiste!) e son proprio incappata in un sonetto da lui scritto, e che qui di seguito riporto, proprio
CONTRO QUELLI CHE NON LO CREDEVANO AUTORE DELLE SATIRE

__"Dunque perché son Salvator chiamato
crucifigatur grida ogni persona?
Ma è ben dover che da genía briccona
4 non sia senza passion glorificato.
M'interroga ogni dì più d'un Pilato
se di satiri tóschi ho la corona;
più d'un Pietro mi nega e m'abbandona
8 e più d'un Giuda ognor mi vedo a lato.
Giura stuolo d'ebrei perfido e tristo
ch'io, tolto della Gloria il santuario,
11 fo dell'altrui divinitade acquisto;
ma questa volta, andandoli al contrario,
lor fan da ladri, io non farò da Cristo,
14 anzi sarà il mio Pindo il lor Calvario."


______________Sebben lontani e spesso sconosciuti l'uno all'altro, i poeti, distano con le loro vite ed esperienze milioni di eoni, son da sempre però uniti da un filo sottile che è il loro senso critico, satirico per alcuni, ironico per altri che è sempre rivolto alla lettura dei loro contemporanei.
Le loro invidie, i loro punzecchiamenti, la loro "pochezza senza colpe" (mi cito) o la loro indifferenza.
Da che mondo e mondo son sempre gli stessi.

Grazie, quindi

Anonimo ha detto...

Oltre: il movimento lirico è quello eterno di tutta l'umanità. È sempre la stessa voce che grida, è un'immagine che mi ricorre spesso in mente.
Per questo gli antichi greci avevano creato (penso, io) le immagini allegoriche: per distillare il senso degli accadimenti. Non tanto delle persone, ma degli accadimenti, che si ripetono eternamente uguali a prescindere dagli attori.

JlZAlN0