06 marzo, 2011

_____P.P.P.____"risposta" a PIERPAOLO PASOLINI (02/11/2006)



Mi son chiesta più volte come mai io... che son da sempre contraria alle commemorazioni,  allo sfruttamento e alla strumentalizzazione, e mai e poi mai mi accoderei ad altri per vari omaggi in memoria di un personaggio anche molto meno Grande di P.P.P.,  mi sia trovata invece a partecipare sia nel 2006 che nel 2010 a ben due mostre collettive su di lui. Nonostante mi sia costato non poco deciderlo,  oggi non mi pento. Infatti di un intellettuale del suo calibro io ammiro soprattutto l'intelligenza e la capacità di discernere, il suo intuito e la sua sensibilità che ne son sicura era lontano dalla suscettibilità che alberga negli animi di molti. Doti queste ancora più nobili della bravura in qualche campo, e della propria cultura, in lui alquanto notevoli. Queste ultime infatti nonostante siano doti importanti non mi hanno mai impressionato particolarmente perché coltivabili potenzialmente da chiunque.  Diciamo che è stato un onore per me avere in questi due eventi di Cagliari e di Bologna la possibilità in qualche modo di "incontrarlo".



_____P.P.P.____"risposta" a PIERPAOLO PASOLINI
02/11/2006

«E’ dunque assolutamente necessario morire, perché finché siamo vivi manchiamo di senso, e il linguaggio della nostra vita (con cui ci esprimiamo, e a cui dunq...ue attribuiamo la massima importanza) è intraducibile: un caos di possibilità, una ricerca di relazioni e di significati senza soluzione di continuità. La morte compie un fulmineo montaggio della nostra vita: ossia sceglie i suoi momenti veramente significativi (e non più ormai modificabili da altri possibili momenti contrari o incoerenti), e li mette in successione, facendo del nostro presente, infinito, instabile e incerto, e dunque linguisticamente non descrivibile, un passato chiaro, stabile, certo, e dunque linguisticamente ben descrivibile (nell’ambito appunto di una "Semiologia generale"). Solo grazie alla morte, la nostra vita ci serve ad esprimerci»
PierPaoloPasolini, "Empirismo eretico"



Caro P.P.P.,

il 2 Novembre ci ricorda come la morte di un intellettuale sembri voluta dal destino, costruita dalla propria intesa,
nel tuo caso, con il mito-metafora crocifissione dell’anima come chi appende ad un chiodo il proprio ritratto senza volto su cui passa sopra il corpo-sangue, la vita-periferica di un inganno vissuto umile-innocente.
  A cip-cip di tutto questo, con tutti i crahh-crahh di resoconto dai tuoi film, rivedo il tuo “oltre”.

Lasciata a staffetta di Penna in Penna di Pennello in Pennello di P in P Pittura e Poesia a P’Arte la tua bandiera indefessa, ormai ridotta a brandelli, l’animo tuo già indotto al massacro.

"Qualcuno prenderà la mia bandiera…"_ scrivevi.
Tra contraddizioni lacerate e fotogrammi di passaggio sul cuore/petto tuo, schermo dei migliori, si ri-cineprende
un oggi ancora odierno a salvaguardia di una specie non estinta del tutto, a cui la tua bandiera fu dedicata
“Ridiventa straccio e il più povero ti sventoli…” _dicevi.
Oggi ri-eccoti il tuo straccio a metafora di un Io che vede oltre: il "tuo". 
Rispetto a chi della bandiera ne ha visto sempre e vede ancora solo il suo colore, colore rosso oltre ogni ragione-torto, il proprio comodo fisso della propria convenienza, tu ne hai visto la "propria libertà" la propria rabbia-amore da sempre mal compresa la propria-stessa rabbia che, per cacciarli via [quei soliti mercanti...] hai organizzato la tua "propria" dipartita.
E così, come già sapevi, vincere nel tempo ciò che ancora qui giù come propria libertà, ancora è da tentare.




DIOYDEA@2006



____________